Segnalazioni

Enza Sanna, Epifanie, Guido Miano Editore, Milano 2025. Recensione di Raffaele Piazza

Comunicato Stampa


Poetessa, scrittrice, saggista e critico-letterario Enza Sanna è nata a Genova dove vive e opera.

Come scrive Maria Rizzi con acutezza nella prefazione a Epifanie, la raccolta di poesie di Enza Sanna che prendiamo in considerazione in questa sede, molte delle poesie che costituiscono il volume sono state scritte durante il periodo della pandemia e questo non è un caso.

A questo proposito si deve affermare che studi riconosciuti hanno dimostrato che nei tristissimi giorni della pandemia stessa molte persone che non avevano mai scritto poesie nell’era del verso libero si sono messe a scrivere versi, uomini e donne di tutte le età sono diventati poeti.

Ancora una volta quindi la poesia è divenuta tensione verso la salvezza con l’attaccamento alla vita nei giorni della paura e del dolore affinché la vita stessa non desse scacco e anche in quei giorni non mancava il desiderio di varcare la soglia della speranza, di trovare il montaliano varco per aggrapparsi a qualcosa che non poteva non essere che la scrittura poetica, praticata anche solo per sé stessi.

Epifania significa manifestazione e quindi anche misticamente la Sanna è conscia di essere mediatrice tra la musa, l’inconscio e lo Spirito Santo come diceva Borges, aggiungendovi l’impronta della sua soggettività, della sua anima e da questa mediazione con l’intervento dell’identità unica della persona, nascono i suoi versi sempre icastici e ben controllati.

A questo proposito come scrive la Rizzi la poetessa realizza la prima fuga dal quotidiano nella natura: il suo spirito entra negli alberi, nei prati, nel mare.

Da notare che il testo presenta una postfazione di Enzo Concardi profonda nel delineare la poetica della Sanna.

Nell’incontrovertibile cifra neo lirica la poetica della Sanna, connotata da una vena di riflessione dell’io-poetante sulle cose e i fenomeni, si tende alla linearità dell’incanto con una esemplare chiarezza e cristallinità che è sottesa a un pensiero complesso che comunque tende all’ottimismo come quando in un verso capovolgendo l’assunto, afferma che non c’è spina senza rosa.

Da notare che la silloge non è scandita in sezioni e che spesso leggendo queste poesie si ritrova la sensazione d’immergersi in un sogno ad occhi aperti.

Spesso il discorso si realizza in un inno alla vita come quando la Sanna scrive in Una nuvola d’oro: «Si rinnova intorno primavera/ nel risveglio della prodiga natura:/ a noi non è dato/ se non godere con gli occhi e col cuore/ dei suoi girotondi…»

In Quando la parola è immagine: «Fascinazione profonda per la bellezza/ la forza di trasmettere a chi legge/ la struggente densità dei pensieri/ degli affetti delle memorie/ dei sogni che abitano il cuore». Quella che potrebbe essere definita una poesia sulla poesia.

In Dell’invenzione poetica: «Mi sorprendo spesso a pensare/ la necessità dell’invenzione poetica/ coltivata a lungo nel cuore/ linfa vitale della nostra esistenza/ Perché l’estro poetico non è menzogna/ parola contro ragione e coscienza/ ma secondo ragione/ la cosa doveva essere/ e non è stata…»

Una grande originalità connota il poiein della Sanna in cui tutto è presunto, primevo e sorgivo.

Raffaele Piazza

Enza Sanna, Epifanie, prefazione di Maria Rizzi, postfazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 100, isbn 979-12-81351-48-6, mianoposta@gmail.com.

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