Iano Campisi, Di fronte alla vita, Guido Miano Editore, Milano 2025 Recensione di Gabriella Veschi
Comunicato Stampa
Le dilanianti contraddizioni della società contemporanea trovano spazio tra le pagine di Di fronte alla vita, di Iano Campisi (Guido Miano Editore, Milano 2025), un’opera che sin dall’incipit immerge il lettore in atmosfere oniriche e visionarie. Lo scrittore e biologo siciliano delinea un’umanità fragile ma particolarmente resiliente, plasmando una galleria di personaggi che, nella loro varietà e ricchezza, rievocano la Comédie humaine di Balzac. Le situazioni in cui essi agiscono assumono talvolta una dimensione paradossale e sotto alcuni aspetti straniante, non lontana dalla poetica pirandelliana e che accentua il senso di spaesamento. Divisa in quattro sezioni (Di fronte alla vita, con il sottotitolo Racconti e riflessioni inediti, Di ricordi e fantasia, Così come sono, Piccole storie), l’opera è introdotta dalla puntuale e appassionata prefazione del professor Floriano Romboli, che ne illustra con estrema accuratezza e abile maestria i nuclei tematici fondanti e le peculiarità stilistiche.
Nella ricca e coinvolgente trama di racconti, aforismi, riflessioni, nelle brevi incursioni in testi che si avvicinano al genere fantasy, l’io narrante tratteggia una realtà disgregata, nella quale gli antichi valori sembrano essere sul punto di dissolversi. Sullo sfondo si agita la moltitudine di personaggi, alla ricerca di un appagamento illusorio, perdendosi spesso in un ariostesco castello di illusioni.
Un evidente senso di straniamento e di alienazione pervade alcuni dei componimenti, dove Campisi, sulla scia degli autori più illustri della nostra tradizione letteraria, da Leopardi a Verga e Calvino, assume un atteggiamento critico nei confronti della tecnologia e di un progresso che può mercificare l’essenza stessa dell’uomo e del suo operato, sconvolgendone l’esistenza. Emblematico da questo punto di vista è il racconto Appunti sparsi di un ricovero in ospedale: attraverso una serie di potenti analogie, si istituisce un efficace paragone tra la condizione del paziente ospedaliero e quella del carcerato, entrambi ridotti a numeri, in un meccanismo di spersonalizzazione: «Tra poco passeranno i miei carcerieri, brave persone indottrinate a prendere appunti sullo stato di salute del detenuto, a misurargli la pressione e la temperatura, a cambiare la flebo e a controllare se il paziente ha ingerito la pillolina. A loro risponderò seccato nel manifestare i miei sintomi e chiederò ansioso quando mi consentiranno di uscire dallo stato di detenzione».
Alcune intense riflessioni esprimono un profondo legame dell’autore con la sua terra e descrivono attimi di estatico panismo: «C’è una natura […] che riesce a sopravvivere alle difficoltà, che si adatta ai cambiamenti climatici, che prende vita dal suolo, dall’aria ed anche dal sole cocente. Una natura che ti contestualizza e ti ingloba nel suo habitat, che ti affascina mentre ti immergi nel profumo degli agrumi, e sospiri del leggero movimento dei rami e delle foglie […]».

In altri passaggi narrativi, il tempo fluisce inesorabile e la morte serpeggia minacciosa, recando con sé una pesante faretra di dolori, malattie e sofferenze, ma, ciononostante, Campisi rivela un incessante attaccamento ai veri ideali, l’umanità, la fratellanza, la solidarietà, l’amore, considerato nelle sue diverse sfaccettature e angolazioni e di cui è un esempio commovente il ricordo della sorella morente: «Ѐ stata da sempre buona, e l’amore che riversava a me e ai familiari era un dono, una cessione di sé, senza nulla pretendere» (da Hospice).
In Il mistero del lago il filo conduttore è il superamento del confine tra il sogno e la realtà, aspirazione piuttosto ricorrente, incarnata qui nel desiderio del protagonista Marco di poter assistere a qualcosa di incredibile, come lo spettacolo della neve in piena estate, mentre l’enigmatica e affascinante figura femminile che compare all’improvviso sulla riva del lago è lo strumento con cui oltrepassare il limite e rendere possibile ciò che non lo è: «Cadeva la neve, leggera, continua, a rivestire di uno spesso manto bianco l’asfalto della strada. In lontananza, sul sedile in legno dirimpetto al lago, la figura di una donna con in testa un cappello a tese larghe, immobile. Lui sapeva che sorrideva al lago, alla neve e all’incredulità delle persone che irridono ai sogni».
La grande varietà dei temi trattati si accompagna ad uno stile raffinato ed un linguaggio evocativo, talvolta lirico; l’alternanza tra la brevità degli aforismi e delle considerazioni personali e la fluida scorrevolezza dei testi narrativi, unita ad una notevole capacità di modulazione dei toni, rende l’opera particolarmente stimolante nella sua originalità nel trattare con consapevole accettazione tematiche di carattere universale.
Gabriella Veschi
Iano Campisi, Di fronte alla vita. Racconti e riflessioni, prefazione di Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2025, pp. 252, isbn 979-12-81351-54-7, mianoposta@gmail.com.