Notizie

Domenico Minardi “QUAND ’CA SÉMIA BURDÈL” recensione di Raffaele Piazza

Comunicato Stampa

Domenico Minardi

QUAND ’CA SÉMIA BURDÈL

(Quando eravamo ragazzi)

Recensione di Raffaele Piazza

In Quando eravamo ragazzi Domenico Minardi diviene un cantore della vita e ottimisticamente in versi descrive efficacemente la gioia dell’essere sotto specie umana per dirla con Mario Luzi.

Questa felicità, come per Leopardi e Pavese si riferisce in particolare alla giovinezza e alla sua riattualizzazione nell’età matura.

Il poeta ha scritto queste poesie da adulto e in esse serpeggia lo scarto e lo scatto memoriale come in Alla ricerca del tempo perduto di Proust.

Lo scavare nella memoria del poeta è struggente ma senza autocompiacimenti e senza gemersi addosso: al contrario il poeta che anche da adulto sa apprezzare la gioia della vita come dono rievoca la giovinezza con la sua verginità morale di un’anima in formazione.

Minardi è romagnolo e molto legato alle radici del suo paese natio, alla campagna alla terra e alla natura oltre che agli affetti familiari e ama il suo microcosmo il paesino dove vive che sembra proteggerlo dal mare magnum del mondo che è fuori. In questo il poeta è paragonabile a Giovanni Pascoli nel fare del cronotopo dove è nato e vive un luogo di elezione e contrariamente allo stesso Leopardi non ama il naufragare cosmico dell’individuo negli spazi infiniti dell’universo.

I componimenti in italiano presentano la traduzione nel dialetto della sua terra e l’uso del dialetto del suo paese conferma l’amore per il luogo natale unico per caratteristiche antropologiche rispetto a ogni altro posto come ogni paese del mondo.

Le generazioni si susseguono e il poeta è conscio che questo è il normale iter della vita e qui viene affrontato il tema del senso del profitto domestico comune alla specie che si coniuga a sentimenti nobili che nel terzo millennio liquido, consumistico e alienato sembrano essersi persi definitivamente.

L’adulto Minardi era conscio perfettamente dell’importanza per il raggiungimento della felicità del dovere sentirsi giovani nell’anima e nel corpo anche nella maturità e nella vecchiaia e lo scrivere poesie che sono generate dai ricordi della giovinezza e direi anche dall’adolescenza lo aiuta a sentirsi giovane.

Del resto un noto pedagogista ha scritto un saggio intitolato Elogio dell’immaturità nel quale mette in luce il fatto che è salutare avere un approccio adolescenziale con la vita a tutte l’età e lo stesso San Giuseppe Moscati nei suoi scritti ha affermato che i ricordi dell’adolescenza, della giovinezza e dell’infanzia rielaborati nella mente in età matura fanno bene al corpo e all’anima dell’uomo.

Il lettore s’identica nell’io-poetante quando scrive nella poesia eponima: – “Stavamo in una capanna sopra un fosso / fatta di canne di lamiera e qualche bastone / ricoperta di stracci turchini, gialli o rossi / e una fionda posata in un angolo; qui il tema del gioco diviene nel minuzioso rivelarsi dei particolari stato soave per dirla con il recanatese, gioco che è preludio di quello della vita adulta fatta di responsabilità, ma non per questo vissuta a 360 gradi con spensieratezza, come antidoto ai malesseri della società dai quali l’individuo non riesce a sottrarsi.

Raffaele Piazza

Domenico Minardi, Quandca sémia burdèl (Quando eravamo ragazzi), prefazione di Enzo Concardi, postfazione di Pier Guido Raggini, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-11-0, mianoposta@gmail.com.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.