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Gabriella Frenna in Regina Nefertiti

Mosaici di Michele Frenna

Recensione di Tito Cauchi

Comunicato Stampa

Sono certo che ai lettori di varie testate culturali e di arte, non passi inosservato il nome di Gabriella Frenna, sia perché è scrittrice e poetessa (o poeta, come si vuole che si dica), sia perché il suo nome è lodevolmente legato a quello del padre, maestro mosaicista Michele Frenna che cito per la reputazione guadagnatasi (Agrigento 10 luglio 1928, Palermo 5 ottobre 2012). Stavolta la Nostra si ispira alle composizioni mosaicali richiamanti l’antico Egitto e precisamente la Regina Nefertiti, dalla quale l’opera poetica, che trattiamo, prende titolo e immagine di copertina.

Marco Zelioli, prefatore di Regina Nefertiti, fa un breve cenno anagrafico di Gabriella Frenna (messinese di nascita ma palermitana di elezione) e riferisce che i mosaici sono realizzati con minuti tasselli di vetro policromo che, per la perfezione compositiva, sembrano creare opere pittoriche e, soprattutto, sottolinea che “trae ispirazione” dal padre. Quanto alla forma afferma: “Colpisce subito il lettore come le poesie di Regina Nefertiti alternino con leggerezza i riferimenti al passato remoto (l’antica “mirifica” civiltà egizia), a quello prossimo (il padre che “incanta” le figlie col racconto delle meraviglie di quella civiltà”; mi sembra un modo alquanto succoso ed esaustivo.

Il critico inoltre, riferisce che Angela Ambrosini, a sua volta, afferma che la forma dialogica dei versi rende attrattiva la lettura e la descrizione delle opere musive, e le narrazioni storiche e leggendarie sono coinvolgenti. E con Enzo Concardi, conclude dicendo che la raccolta costituisce “un itinerario, oltre che letterario ed artistico, anche spirituale, culturale, storico, entrando in un’avventura non scevra da dimensioni oniriche (…), cioè con lo sguardo sempre meravigliato” dell’Autrice; meglio non poteva dirsi.

La raccolta comprende circa sessanta componimenti che confermano quanto sopraesposto in merito ai contenuti e alla scelta del prosimetro (ovvero di prosa e versi insieme). Come è detto in premessa Gabriella Frenna svolge un excursus storico e insieme leggendario sull’Egitto, al tempo dei faraoni, lo fa con leggerezza espositiva pregevole che merita essere ripercorsa. Descrive la posizione geografica dell’Egitto attraversato dal sacro fiume Nilo dall’altopiano del Sahara fino al Mediterraneo, fiume che ha fatto la grandezza dell’Impero Egizio già tremila anni avanti Cristo, grazie alle piene ricorrenti che fornivano acqua alle popolazioni e alle coltivazioni. Questo raccontava Michele Frenna affascinando e facendo fantasticare le giovani figlie.

Il greco Erodoto di Alicarnasso (V sec. a.C.), primo storico, descriveva già le sfingi che sembrano ancora oggi delle sentinelle regali; sono monumenti di grandi proporzioni con testa umana e corpo di leone. Nella cultura ellenica le sfingi venivano interrogate, per ricevere un responso; esse davano risposte enigmatiche che originavano drammi e tragedie come quella riguardante Edipo in terra tebana in Grecia (fra i massimi tragediografi si veda Sofocle, sempre nell’età classica).

Questa Regina Nefertiti offre a Gabriella Frenna una sorta di percorrenza memoriale al seguito del genitore per momenti vissuti e per luoghi visitati e fantasticati, come nel museo di Louvre e la piramide di vetro a Parigi. È la stessa Autrice che ammette: “Mi piace retrocedere/ in storia millenaria/

per carpire la vita/ del popolo egiziano.” (p.26), e scoprire il mistero affascinante, provare la grande ammirazione che suscitano le famose piramidi e le strutture architettoniche che ancora oggi stupiscono. Riconoscere il valore del Nilo, alle cui rive numerose colonne formavano una “foresta di pietra”; alle sue piene si legava l’anno suddiviso in tre stagioni. Veniva stimolata a scoprire l’aura misteriosa e sacrale, la simbologia arcana, la scrittura enigmatica di un’antica civiltà.

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Finalmente eccoci (al XIV sec. a.C.) alla “storia di Nefertiti/ regina e sposa amata/ dal faraone Akhenaton” (p.56), che ruota intorno al sole divinizzato con il nome di Aton; difatti il marito Amenofi IV ha assunto il nome di Akhenaton, volendo rivelare la natura divina del sovrano, essere figlio del dio Sole Aton e sole lui stesso. Il Faraone spostò la capitale dalla città di Tebe, nel nord dell’Egitto, fondandone una nuova sulla riva orientale del Nilo, denominandola Akhetaton, ossia “orizzonte di Aton”, l’attuale Amarna. Fu un faraone illuminato che favorì le arti; nella sua concezione “Il dio Aton creatore/ era padre e madre” (p.59), perciò pose la sua sposa al suo stesso rango. La regale coppia viene raffigurata e replicata per secoli, insieme alle “amate figlie” (p.64). Mi sorge spontaneo l’accostamento delle “amate figlie” della regale coppia, con le “amate figlie” Frenna (Rosanna e Gabriella), cosa che esalta ancora di più la sublimazione dell’amore filiale.

Gabriella Frenna ricorda che il padre narrava di antiche dinastie dei regnanti dell’Alto e Basso Egitto; usava vetrini di colore bruno per gli uomini e giallo per le donne, inoltre le proporzioni delle figure corrispondevano al loro “prestigio sociale”. Nella leggenda o nella tradizione antica, Nefertiti, ad opera degli dei Thot e Shou, incarna la dea che dona l’amore; perciò, tornando al maestro, Michele Frenna, egli diceva alle sue “amate figlie” riferendosi alla Regina: “La bella è arrivata” anche nel suo bel mosaico.

Questa raccolta monotematica costituisce una poesia poematica, una sorta di storia dell’Arte che diletta il lettore con le puntualizzazioni dell’Autrice su alcuni particolari da lei illuminati: così il sole Aton, rappresentato da un disco i cui raggi sono tante mani per simboleggiare ricchezza (a piene mani, appunto); le piramidi che sono orientate con gli astri, col sorgere e col tramontare del sole, grandi per significare il prestigio e la potenza dell’Egitto, nonché il vertice che si innalza al cielo; e così via. “Diodoro Siculo narrò/ che i blocchi di pietra/ dalla terra d’Arabia/ furono trasportati/ nel deserto egiziano” (p.40). (Diodoro nativo di Egira, nel I sec. a.C., in provincia dell’odierna Enna).

A costo di ripetermi (come in altre occasioni) sono convinto che le rievocazioni dell’amato padre producono piacevolezza e donano conforto, così finiscono per generare nella Nostra un desiderio di cui non vuole staccarsi, perciò si spiegano le ridondanze. Nondimeno la sua esposizione sa di freschezza che riesce a intrattenerci e a trasmettere tanta tenerezza che giova rinnovare. Mi piacere chiudere la Regina Nefertiti con questo pensiero di Gabriella Frenna: “Rimembro tue parole/ nello svelare pensieri, / aspetti e sensazioni, / (…) / nella tua arguta voce, / nel rievocare emozioni, / (…) / trasmessi con acume/ da tua mente estrosa.” (p.76). Spero di non essere stato agiografico; ho voluto sostare su un viaggio della memoria che esprime il valore degli affetti.

Tito Cauchi

Gabriella Frenna, Regina Nefertiti, Mosaici di Michele Frenna, Pref. Marco Zelioli, Guido

Miano Editore, Milano 2023, pp. 84, isbn 979-12-81351-18-9, mianoposta@gmail.com.

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