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UNITI PER SAN SEVERO DICE NO AI 28 MILIONI DI EURO DEL PNRR: “SIAMO CONTRO LA MERCIFICAZIONE DEI LAVORATORI”

Comunicato Stampa

Il Comune di San Severo è risultato assegnatario dell’importante somma da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con un Piano d’Azione locale che però non ha convinto nella bontà degli intenti

Appetiti mai sopiti. Se dovessimo sintetizzare la pièce portata in scena dagli esponenti della politica comunale e regionale, in merito ai buoni intenti di “salvare” i braccianti stranieri del ghetto di Torretta Antonacci dallo sfruttamento, umano ed economico, di caporali e affaristi, non potevamo scegliere un compendio migliore di questo.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha affidato al Comune di San Severo la cifra di 27.832.952,99 euro (PNRR Missione 5 Componente 2) per affrontare il superamento degli insediamenti abusivi nelle campagne sanseveresi e, al contempo, combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura da parte dei “caporali”.

Tanti, troppi soldi. Come saranno gestiti, soprattutto: da chi e con quali finalità? Il Movimento Uniti per San Severo punta il dito contro l’Amministrazione Comunale per non aver comunicato, a dovere, alla cittadinanza tutta quali saranno le conseguenze del Piano d’Azione locale. Al momento, un contenitore più di buone intenzioni e di ambizioni, non di punti programmatici studiati con coscienza e in modo professionale. Il classico “laboratorio di idee” con cui imbastire la pillola amara.

“Se le finalità del PNRR sono lodevoli, non possiamo dire che l’azione programmatica dell’Amministrazione Comunale sia lo stesso. Portare in città, o alle porte della stessa, migliaia di cittadini stranieri, il più delle volte senza documenti, non è di certo un’azione di integrazione. Siamo contro la mercificazione dei lavoratori stranieri che, ogni giorno, da anni, lavorano nelle campagne sanseveresi e di tutta la Capitanata in condizioni di grande indigenza. Non sono un business, ma persone, con diritti e doveri. Anche dove i braccianti hanno una casa, se così vogliamo chiamarla e mi riferisco ad esempio al centro di accoglienza “L’Arena” le condizioni umane, sanitarie, igieniche e soprattutto legali sono al limite”, dichiara frate Andrea Tirelli, presidente del Movimento Uniti per San Severo.

Continua nella sua disamina, spiegando che: “Accogliere vuol dire accettare le differenze, non avere paura di chi, ai nostri occhi, è diverso da noi per origine, religione o colore della pelle. Il noi contro voi sprigionato dalla diffidenza reciproca non porta a nulla di buono. Dobbiamo aiutare i lavoratori stranieri, che contribuiscono a portare avanti il lavoro nelle campagne grazie ai nostri agricoltori (che danno loro lavoro) a vivere in un mondo di regole che aiutano a migliorare la condizione stessa della propria esistenza. per questo, non è possibile accedere ad una somma incredibile come quella di 28 milioni di euro e non avere una strategia chiara. Non stiamo giocando a Monopoli. Sono soldi veri che l’Unione Europea ha messo a disposizione dell’Italia. Non vanno sfruttati come opportunità, ma investite per la crescita del territorio”.

I cittadini stranieri che saranno allocati nelle strutture limitrofe al perimetro urbano cittadino, si aggirano attorno alle 2.000 persone. Cifra stimata, che in un momento all’altro può sempre aumentare. Nella stragrande maggioranza dei casi, parliamo di gente che arriva in Italia senza documenti.

Il Movimento Uniti per San Severo dice no ai 28 milioni di euro, se non supportati da un Piano d’Azione locale serio e lontano da appetiti scellerati, che non mettono la persona al centro della progettazione. Propone perciò una serie di spunti su cui ragionare. Innanzitutto, il Comune di San Severo potrebbe dare vita ad una propria cooperativa interinale, a cui gli imprenditori locali possono rivolgersi per cercare personale in regola da assumere. Può, altresì, aiutare i datori di lavoro con sgravi fiscali per alleggerire l’investimento sul personale. Organizzare tirocini formativi, anche nella lingua dei lavoratori per facilitare l’apprendimento, fermo restando che apprendere l’italiano è fondamentale. Grazie alla formazione professionale, si dovrà anche capire chi potrà lavorare in modo occasionale e chi in maniera stabile; molti lavoratori stranieri sono di passaggio, altri potrebbero valutare di stabilizzarsi e ricongiungersi con le famiglie, se possibile. Gli stranieri vanno coinvolti nella progettazione di tutto ciò che riguarderà loro, non devono essere spettatori passivi ma protagonisti. Infine, vanno coinvolti nelle attività sociali cittadine, con reciproci scambi di conoscenza. Non vanno “impiantati” nel contesto senza dare la possibilità ai cittadini sanseveresi di conoscere il proprio vicino.

Conclude frate Andrea Tirelli: “La certezza di una casa è un diritto inalienabile. Invece di spendere una parte consistente di quei 28 milioni di euro in costruzione di nuovi alloggi, ai margini della città, sarebbe più opportuno provare ad integrare queste persone in case messe a disposizione dei sanseveresi. Il Comune di San Severo deve fare da garante con i proprietari degli appartamenti. La diffidenza verso gli stranieri è molto radicata. Personalmente, ho più volte garantito con la mia persona per fare avere un alloggio a cittadini extracomunitari e comunitari. Per fortuna, è sempre andato tutto bene. A dimostrazione che chi ha un lavoro e può permettersi di pagare un affitto, mandare i figli a scuola, fare acquisti in città è una risorsa. Innanzitutto umana, non dobbiamo mai dimenticarlo. Non dobbiamo creare altri ghetti, soprattutto in città”.

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